La fastidiosa elemosina e il decoroso fascista

“Io stesso sono tollerante ma provo fastidio quando vedo questi qui spacciare e anche quando li vedo chiedere l’elemosina. Però noi siamo una città premiata per la nostra apertura”

Queste le parole di Romano Carancini, sindaco PD di Macerata, il giorno dopo la sparatoria razzista. Solo chi è totalmente obnubilato dal veleno dell’ideologia del decoro poteva immaginare di sottolineare il “fastidio” che prova verso i migranti quando compiono l’indecoroso gesto di chiedere uno spicciolo.

I migranti devono essere decorosi, i poveri devono scomparire: se non lo fanno creano “fastidio”. E molto “fastidio”, si sa, crea “esasperazione”. E l’”esasperazione” crea i Traini, nella logica aberrante – da ogni punto di vista aberrante, anche da quello dei liberaldemocratici, se esistessero – fatta propria da tutte le destre in campo (dal Pd a quelle apertamente fasciste).

La “decorosa repressione” è questa: in nome del decoro si respinge la complessità dei problemi, si legittima, più o meno apertamente, la persecuzione, quando non il tentato omicidio e l’omicidio, degli ultimi e dei discriminati.

E intanto il “lato buono” del Pd promuove un’”accoglienza” minimale, inadeguata e repressiva dei pochi che possono dimostrare di essere meritevoli e “decorosi”. E gli altri siano consegnati al deserto, al mare. O ai Traini.