ore 16 – Oltre i confini dell’accoglienza

Introduzione assemblea conclusiva Una decorosa repressione. 1:05

2:15 Incontro “Oltre i confini dell’accoglienza” si pone la sfida di superare un certo ordine del discorso che si è andato delineando in questi anni. Il termine accoglienza ha assunto una centralità nel discorso pubblico e nelle politiche di governo delle migrazioni. Le migrazioni sono un fenomeno che dovrebbe eccedere la questione dell’accoglienza.

4:00 L’unico meccanismo attraverso il quale bisogna passare per poter accedere in maniera regolare in Europa è quello della richiesta d’asilo e quindi dell’accoglienza.

6:25 In un periodo lungo di crisi di legittimità sia politica che economica, le élite di potere sono disposte a sperimentare una guerra civile controllata pur di legittimare una riaffermazione delle élite stesse.

8:07 è un modello di governance, di controllo, di selezione e di repressione delle migrazioni. Provare ad aprire uno spazio di discussione per un confronto fra una serie di figure che nelle migrazioni e nel sistema di accoglienza sono coinvolte a vario titolo e con vari livelli di sfruttamento e di repressione.

9:05 Probabilmente la legge Minniti non è uno spartiacque, una innovazione, ma piuttosto una sistematizzazione di prassi o di linee di governo che erano già in campo da diverso tempo e che sono state messe a sistema. Per i lavoratori e le lavoratrici dell’accoglienza il decreto Minniti è stato un momento spartiacque perchè ha visto nascere in diverse città delle assemblee.

10:27 Necessità forte di rimettere in discussione il proprio lavoro. Dall’altro lato c’è chi da fuori ha sempre criticato e lottato contro il sistema d’accoglienza, quei movimenti solidali che hanno attraversato i vari contesti di lotta e di resistenza.

12:02 Quando nascono focolai di resistenza o quando migranti, bracciantato si trovano ad alzare la testa e ad organizzarsi vengono repressI duramente perché mettono in discussione radicalmente il dispositivo umanitario e la gestione più o meno fintamente emergenziale delle migrazioni. Poi abbiamo anche migranti e richiedenti asilo che in diversi contesti assumono pienamente un piano di conflitto e un piano vertenziale rispetto al sistema d’accoglienza.

 

Collettivo richiedenti asilo di Modena 13:37

13:56 Esperienza del collettivo di Modena. Autorganizzazione e lotte per avere diritti.

14:22 Manifestazioni con altri gruppi in supporto a questa lotta. Lotte contro la cattiva gestione dellee cooperative. Non c’è nessuno per spingere le cooperative a cambiare le cose, quello che fanno per loro è buono, per noi no.

15:40 La vita nell’accoglienza è dipendenza, non possiamo fare niente singolarmente. Ci vuole un operatore per accompagnarci, non è possibile andare a rinnovare il documento, il permesso temporaneo.

16:22 Bisogna lavorare con la gente che ha la consapevolezza e capisce quello che abbiamo indietro perché dobbiamo costruire il nostro futuro.

 

Intervento 1 21:53

22:03 Rigetto delle protezioni internazionali richieste secondo il nuovo sistema Minniti. Mancato riconoscimento dei diritti.

23:44 Mancato riconoscimento del progetto di migrazione come progetto di vita. La vita privata e familiare che protegge l’art. 8 della Cedu dovrebbe essere garantita perché la protezione umanitaria è volta anche a garantire i diritti che derivano da obblighi nazionali e internazionali riconosciuti.

24:31 Non è vero che non esiste un diritto a migrare e c’è un diritto alla realizzazione personale che passa dal riconoscimento di un progetto migratorio.

 

Intervento 2 25:02

25:02 Qual è la posizione degli operatori e operatrici dell’accoglienza quando ci sono conflitti, lotte e resistenze messe in atto dai richiedenti asilo all’interno dei centri?

 

 

Intervento 3 25:54

25:54 La nostra posizione non esiste, necessario chiarirla. La mia posizione si deve relazionare rispetto alla posizione della richiesta e della rivendicazione che si mette in atto, altrimenti non riusciamo ad articolare nessun tipo di ordine del discorso diverso.

26:40 La nostra posizione è quello che ci viene chiesto di fare e di operare rispetto ad un modello di comportamento, di addomesticamento e selezione.

27:17 Interrogarci sul mandato generale e su come viene incorporato da noi, su come modella noi stessi e quindi di rimando su come noi operiamo il modellamento sul cosiddetto beneficiario.

27:58 Cerchiamo di agire, limitatamente ad un mandato, un confine, una piena agibilità di rivendicazione.

28:16 Come l’operatore e l’operatrice dell’accoglienza riesce a vedere le proprie contraddizioni e i propri margini di libertà, determinati livelli di sfruttamento e come riesce ad articolarli all’interno e all’esterno del lavoro?

 

Intervento 4 29:27

30:25 Inquadrare l’accoglienza all’interno non solo nella filiera che sta sotto l’ombrello della richiesta d’asilo. Relativizzare e leggere l’accoglienza dal punto di vista della strumentalità.

31:01 Partire dal diritto di asilo, che negli ultimi anni è stata creato come canale d’accesso. Imbuto per contenere dei flussi. Cerchiamo di vedere l’asilo a tantissimi livelli come può essere strumentalizzato, attraversato, rifiutato, modulandolo e cercando di torcerlo all’interno di quello che crediamo sia il punto principale, l’assoluta libertà di muoversi e di autodeterminarsi.

33:55 L’accoglienza può essere vista da questo punto di vista, attraversata e strumentalizzata da chi è accolto, anche da altre entità (esempio dalle organizzazioni di tratta per trovare un luogo di riproduzione e arrivare alla regolarizzazione), dalla polizia (intensificare controllo, dare dati ecc.). 35:41 L’accoglienza ha assorbito in questi anni in modo mistificatorio il discorso sull’immigrazione.  Non coglie assolutamente l’immigrazione in Italia e le migrazioni che la attraversano, non esaurisce la popolazione immigrata, migrante ecc. che vive qua.

36:58 Allo stesso tempo presenza dell’accoglienza anche fisicamente nei territori e anche a livello di soldi. Non ci si può non avere a che fare. Una questione accoglienza si/no può non concludersi.

38:28 Abbiamo bisogno di cogliere dei nodi all’interno di questa filiera, dei campi in cui trovare spazi di agibilità. Uno di questi potrebbe essere l’accoglienza, probabilmente quello più accessibile. C’è una forza lavoro nell’accoglienza molto ampia, creata in maniera quasi sorprendente, una generazione che ha avuto accesso al mondo del lavoro in maniera sorprendente.

40:01 Andare a vedere chi sono queste persone che lavorano nell’accoglienza. Spesso vengono da un passato di solidali, di sensibilità, di militanza. Questo può rendere l’accoglienza uno di quei nodi individuabili per creare spazi di agibilità.

40:50 Chiedere come si pone l’operatore dell’accoglienza di fronte a una protesta delle persone accolte. L’operatore si ritrova in una posizione che, per quanto scateni conflitti interni e personali, può essere molto chiara nel rispondersi che non è all’operatore che si deve dare la responsabilità di dare una risposta a quella protesta, di gestire quella protesta, di mandarla avanti.

43:05 Dall’altro lato, non tentare di soffocarle e legittimarle.

 

Intervento 5 43:53

44:26 Sull’interno, sono mancate due parole: stato e chiesa. Come la questione della solidarietà messa a profitto entri in gioco nell’evoluzione del capitalismo (nuovo stadio del capitale a cui stiamo assistendo).

45:57 Come il lavoro dell’operatore dell’accoglienza rientra in realtà all’interno di una nuova riconfigurazione dello stato.

46:14 Nuova economia morale della carità cristiana che vediamo all’interno del sistema dell’accoglienza. Papa unico che ha un discorso compiuto sul perché bisogna accogliere.

47:57 Sull’esterno, il sistema SPRAR è nato in Italia a fine anni 90, inizio 2000. Nessuna protesta dei collettivi prima del 2014, eppure era 20 anni che esisteva lo SPRAR. Anche il nostro modo di organizzarci politicamente è all’interno di un contesto.

49:04 Dal 2014 ad oggi abbiamo assistito ad un processo molto concreto di politicizzazione del fenomeno migratorio e della richiesta d’asilo, totalmente snaturata da se stessa.

49:38 Che cosa mi porta in questo momento ad organizzarmi contro quella cosa lì e a non averlo fatto prima. Cosa sarebbe cambiato? Prima si poteva ragionare sulle migrazioni in un altro modo, oggi passa solo ed esclusivamente attraverso l’attacco all’accoglienza.

50:30 Per chi e per cosa lottiamo? Che cosa sarebbe la libertà di movimento in un mondo che continua a imprigionare, ad avere confini ecc.? Il rischio è di creare delle vittime o degli eroi nelle figure dei migranti, che invece alle volte vengono qua solo per lavorare e quindi a rafforzare un sistema capitalista contro il quale battersi.

51:19 Quando non mettiamo accanto alla critica all’accoglienza una critica seria allo Stato capitale nel quale viviamo stiamo in realtà facendo il gioco dello stato di diritto, cioè rafforzare il regime democratico che nel diritto di asilo vede uno dei suoi pilastri.

 

Intervento 6 53:22

53:36 Nell’ottica di ragionare su cosa può essere una strategia di lotta, contro che cosa si lotta?

54:04 Non possiamo non criticare la legge in quanto tale, oggi come ieri non si critica l’accoglienza solo e semplicemente come accoglienza senza mettere in discussione il resto (es. lotta contro le leggi sull’immigrazione vecchie quanto le leggi stesse).

55:20 Tentativo fatto con Campagne in lotta e altre realtà di portare questa dimensione conflittuale di nuovo su un piano nazionale, su cui però si può agire una vertenzialità parziale ma necessaria. Limiti della lotta territoriale.

56:43 Necessità attuale di mettere in connessione e dare voce alle lotte. Non vengono prese in considerazione come istanze di conflittualità che si debbano sostenere. Manca la solidarietà di lotte che sono quotidiane.

57:20 Altro elemento mancato nel dibattito su che cos’è l’accoglienza: lavoro gratuito. La legge Minniti-Orlando prevede anche una quasi coazione al lavoro volontario o comunque lega la possibilità di ottenere il riconoscimento della protezione internazionale al fatto di dimostrare di essere un buon non cittadino, un migrante disposto a restituire il dono dell’accoglienza che gli viene regalato dallo stato italiano.

58:13 Legame con altre istanze di incoraggiamento del lavoro gratuito (es. alternanza scuola lavoro, economia degli stage) e a tutto il precariato contemporaneo, per non parlare del lavoro domestico e di cura.

 

Intervento 7 59:25

59:40 Allargare lo sguardo sull’accoglienza e inserirlo in un quadro è anche partire dall’idea: stiamo attenti a non cadere nella trappola di usare le lenti del diritto per andare a criticare il diritto e l’accoglienza.

1:00:24 Forse la battaglia potrebbe essere quella sul decreto flussi, cioè chiedere che sia possibile arrivare in Italia in un’altra maniera che non sia il diritto d’asilo.

1:01:14 Forse, un punto di partenza è sempre dire è la legge che crea le immigrazioni, un migrante è reso migrante, richiedente asilo, irregolare dalla legge. Fare una lotta per avere un’altra maniera per rimanere nel territorio che non sia il diritto d’asilo.

 

Intervento 8 1:02:19

1:03:23 Nel momento in cui io vivo le contraddizioni di quel contesto lavorativo, l’unica alternativa è il licenziamento. Se la risposta è no forse può essere utile cercare di applicare lo stesso grado di complessità che abbiamo utilizzato nell’analizzare i vari dispositivi di cui si è parlato nella tre giorni anche al lavoro.

1:04:15 Dispositivi di messa al lavoro. Sembra che tutto ciò che concerne le modalità attraverso cui le persone che sono messe a lavoro nell’accoglienza operano sia un derivato esclusivo della loro vita interiore, della loro personalità o del loro modo di posizionarsi politicamente.

1:04:53 Messa a lavoro dispositivo pesante quanto gli altri. L’operato di chi è al lavoro non è semplicemente la trasposizione del mandato. Esistenza di un conflitto tra il mandato e l’esecuzione del lavoro. Pratiche filtrate dal lato soggettivo di chi è messo a lavoro.

1:06:05 I tipi di pratiche che vengono attivati o meno dipendono anche dal tipo di opportunità, risorse, contesti e reti che chi è messo a lavoro ha rispetto all’attivazione di pratiche alternative.

1:07:03 Assenza di qualsiasi rete di solidarietà esterna.

1:08:03 Parlare dell’accoglienza a Bologna territorializzandola. Specificità viste sul modo in cui sul territorio di Bologna sono state reclutate le persone che sono messe a lavoro nell’accoglienza. Probabilmente all’interno del mondo del lavoro sociale in città è diventato il primo comparto. Possibile fare profilo tipo delle persone reclutate nell’accoglienza.

1:10 Nelle dinamiche di messa a lavoro che valore ha questo tipo di profilo e dice qualcosa rispetto alle modalità di accettazione di questo lavoro? Assemblea autorganizzata di lavoratori dell’accoglienza strumento per porsi queste questioni.

1:10:47 Che facciamo collettivamente rispetto alle condizioni di sfruttamento all’interno delle cooperative sociali?

 

Intervento 9 1:13:14

1:13:31 Invito a non farsi irretire dal meccanismo della colpevolizzazione. Trasponiamolo su un settore più semplice, la ristorazione.

1:14 La scelta giusta è quella di riconoscerli come lavoratori, quindi persone che hanno bisogno di un reddito, le cui lotte dovevano incontrare le nostre e che non possono essere in alcun modo considerati complici. Sull’altro polo di riflessione c’è il fatto che il capitalismo non richiede un’adesione ideologica, ma semplicemente si struttura in modo che ciò che noi agiamo viene messo a profitto. Tra questi due poli bisogna poi trovare un intervento, che non può essere una soluzione individuale. Non dimenticare profilo di interlocutore importante.

1:15:39 Notazione sull’introduzione del servaggio. Ampliando, il lavoro gratuito sta diventando una forma di accesso alla piena cittadinanza anche per l’autoctono.

1:17:17 Lavoro gratuito elemento in cui si ritrova un’unità tra situazioni diverse nell’ottica di contrastare un modello disciplinare che mette la piena cittadinanza al servizio del capitale in modo inedito.

 

Intervento 10 1:17:51

1:18 La legge è un giochetto che ogni tanto ti torna a favore, consente di rispondere. A volte, anche se la legge gioca a favore non funziona. Alcune leggi non possono essere combattute esclusivamente con gli strumenti della legge, si usano forme dichiaratamente illegali per produrre delle fratture.

1:19:28 Non cadiamo nell’errore di individualizzare la responsabilità, esattamente uno dei giochini che fa il capitale, farti pensare che tu sei capace da solo come individuo di spostare qualcosa all’interno di questo mondo. Meccanismi di ricatto.

1:20:32 Vivere su di sé o attribuire al singolo la responsabilità individuale di sistemi macroscopici è uno sbaglio nella lente attraverso cui guardare il mondo.

1:20:50 Come si cerca di produrre qualcosa in avanti? Uscendo dalla solitudine, dall’essere perfettamente individualizzati.

1:21:35 Gli operatori abbiano si incontrano fra di loro e si mettono in discussione, fanno risaltare le contraddizioni del loro lavoro, che coniuga l’assistenza al controllo. Questo non basta nel senso che se vogliamo introdurre dei cambiamenti radicali nel mondo in cui vengono gestite le migrazioni in Italia serve far saltare confini tra persone imposti dall’alto. Il confine, il ruolo fisso rigido dell’operatore nei confronti del migrante, del coordinatore nei confronti dell’operatore, che poi deve entrare in conflitto col migrante laddove l’operatore lo impone. Far saltare queste contrapposizioni partendo dalla critica globale.

1:24:08 Il problema che va posto è quello in cui tra tanti frammenti diversi, toccati da un sistema di sfruttamento e di violenza secondo linee diverse (genere, razza ecc.), è possibile una ricomposizione?

1:25:02 Ciò che accade ai migranti è in sinergia rispetto alla nostra società perché è un campo di sperimentazione in termini di sfruttamento, di controllo, di violenza. Nel modo in cui si gestisce la migrazione avvengono dei cambiamenti che influiscono in maniera decisiva su tutta la società (es. lavoro coatto dei richiedenti asilo).

1:27 è possibile immaginare un momento successivo in cui soggetti diversi che guardano il mondo attraverso l’ottica delle migrazioni dicono e riflettono su cose puntuali: no alla decorosa selezione; no al paradigma umanitario, alla vittimizzazione e questo costante sostenere il poveretto aiutato in quanto tale e non in quanto agente positivo; no alla relocation; no allo sfruttamento. Incontro di qui a tre mesi.

1:30:15 Contrapposizione tra soggetti diversi è idiota e funzionale al modo di governare la nostra società. Elaborare insieme delle pratiche comuni, condivise, riconoscibili e che possano rivendicare qualcosa.

 

Intervento 11 1:31:15

1:31:22 Capisco il discorso sulla ricomposizione, ma in un futuro ipotetico in cui l’operatore che lavora nella cooperativa ha l’obbligo di allontanare dalla struttura una persona che abbia avuto qualsiasi tipo di denuncia (es. perché ha partecipato ad una manifestazione di piazza), immaginare con difficoltà un momento di lotta condivisa in cui ci siano accanto la persona che stata cacciata via dalla struttura e quello che l’ha cacciata.

1:32:25 Grazie al decreto Minniti si sta andando sempre più in questa direzione in cui le funzioni di controllo e repressione sono sempre più obbligati gli operatori ad espletarle.

1:33:08 Il punto è capire quali sono queste pratiche. La contestazione dell’accoglienza in quanto sistema di controllo volto alla limitazione dell’autonomia delle persone è indiscutibile, al pari della protesta contro lo stato, contro chiunque è responsabile di aver creato quel tipo di politica. Cerchiamo di capire in che modo, ma non c’è bisogno di inventarsi niente.

1:34:21 Così come era ed è importante essere nel ghetto a Rosarno, al presidio di Ventimiglia, allo stesso modo è importante essere laddove ci sono proteste quasi quotidiane all’interno di CIE da tanti anni, ma sappiamo anche all’interno di CARA, hotspost, CAS e tutta una serie di altre ministrutture. Per protestare contro quel sistema uno dei momenti in cui incontrare tutte le persone della stessa assemblea sarebbe uno di questi episodi, essere solidali con chi sta facendo una protesta.

Il fatto che queste cose avvengano (es. proteste all’hotspot di Lampedusa) e noi non ne siamo assolutamente informati e non riusciamo a comunicarci è problematico. Partiamo dalle cose che già esistono, ovvero persone in tutta Italia e non solo che tutti i giorni protestano all’interno dei loro sistemi di accoglienza e il più delle volte per abbattere quel sistema.

1:36:31 Rispetto al profilo dell’operatore d’accoglienza, discorso interessante visto che l’accoglienza sta cambiando, i confini si stanno sempre più spingendo verso sud, si punta molto di più sulle deportazioni e molto meno sui CAS, la bolla dell’accoglienza è scoppiata e ci sono solo SPRAR e deportazioni. I soldi vengono dati a tutte le ONG e associazioni che operano in Tunisia e in Libia per dei progetti sperimentali, per fare rimpatri volontari ecc.

1:37:35 Un altro mercato che si aprirà sarà quello all’interno di ong (a Bologna CEFA, CIR ecc.) che hanno vinto un sacco di soldi per gestire i centri per migranti in Libia. Il profilo delle persone assunte sarà lo stesso.

1:38:45 Andare oltre la polarizzazione operatore sì/operatore no anche semplicemente perché le cose stanno cambiando, l’operatore che lavora nel CAS non ci sarà più perché non ci sono più soldi, ci sarà qualcos altro di molto più problematico e più facilmente individuabile come sbagliato.

 

Intervento 12 1:39:33

1:39:56 La partita minima di quest’assemblea è quella di almeno testare una disponibilità su vari fronti a trovare legami e connessioni. Come si comporta un operatore rispetto ad una protesta in un centro di accoglienza? in realtà in quel momento prima ancora di sapere cosa fare, la prima cosa di cui mi rendo conto è che sono solo.

1:41:08 La questione che va colta è che forse, in maniera ancora parziale e con tutti i limiti del caso, sta venendo fuori una soggettività. Ci sono i compagni, ma anche una marea di persone con cui faccio molta difficoltà a condividere come si lavora, ma anche come si vive il resto della giornata.

1:42:12 In quel momento sono sotto ricatto rispetto a cosa faccio e cosa dico. La partita che può aver senso giocare è quella di avere dei ponti con l’esterno. Poche connessioni con l’esterno.

1:43:43 Forte limite: manca un soggetto in questa giornata. Parziale fallimento, ma anche su questo si può lavorare.

 

Intervento 13 1:44:36

1:44:50 Aggiungere un quinto punto a quelli proposti: necessità da parte di chi opera o orbita intorno al mondo dell’accoglienza di avere un punto di riferimento. Proposta di un incontro che cerchi di ridefinire le posizioni, le strategia, ma anche la professionalità e la deontologia di chi lavora che è un’esigenza molto pressante.

1:46:06 Contrasto interno rispetto al sistema dell’accoglienza in generale pur essendone partecipe. Non lasciare almeno nel contesto bolognese alle cooperative che hanno in gestione i servizi di accoglienza, l’esclusiva sul disegnare e decidere che cosa è accoglienza e cosa no, quali sono le modalità ed implementare le direttiva più o meno illegittime che arrivano dalle prefetture senza critica.

1:47:10 Valore importante è raccogliere attraverso questi momenti tutti i punti di vista per creare degli strumenti di lotta e di resistenza dentro e fuori il sistema di accoglienza con la finalità di migliorarlo, di evitare che siano sempre delle pratiche imposte da altri per questioni di logica e di profitto.

 

Intervento 14 1:47:55

1:48 Incapacità di coinvolgere le soggettività migranti.

1:49:06 Dovremmo cercare dei momenti di condivisione in cui costruire effettivamente delle rivendicazioni che possano essere comuni. Il ruolo dell’operatore è un possibile ponte nel momento in cui la maggior parte dei richiedenti asilo sta nei centri e possono essere un veicolo per intercettare queste soggettività assolutamente necessarie per costruire una lotta effettivamente comune.

 

Intervento 15 (chiusura) 1:50:42

1:51:12 Emersione di elementi su cui continuare a lavorare e la volontà di farlo.